Mappatura di aree a rischio e formazione della relativa documentazione dimostrativa dei passi compiuti da offrire al Giudice o al Pubblico Ministero quale attività ex 391-nonies c.p.p. Attività investigativa preventiva
L'art. 6 d.lgs 231/2001 ha introdotto per la prima volta nel nostro sistema processuale penale l'inversione dell'onere della prova. Ne consegue che, in caso di contestazione, la difesa dovrà improntarsi, in prima battuta, sulla dimostrazione dell'idoneità del Modello.
Sul punto, dottrina e giurisprudenza sono concordi nel ritenere che il giudizio di idoneità che dovrà svolgere il giudice debba rivolgersi al contenuto dichiarativo e descrittivo del Modello, e che la verifica sull'effettiva attuazione debba invece riguardare la concreta implementazione nella realtà aziendale.
Nelle metodologie della risk management, dopo una fase esplorativa informale, è prevista la richiesta alla società della documentazione da analizzare, che avviene tramite un'informativa che reca al suo interno l'elenco della documentazione da trasmettere al soggetto incaricato della redazione del Modello.
In caso di reato, la formazione del fascicolo di mappatura delle attività a rischio è un vero e proprio atto-documento dell'ente, che dovrebbe essere considerato dal Giudice Penale nella sua valutazione. Tale fascicolo attribuisce alla società il diritto di “scelta” dei documenti da offrire all'autorità inquirente o giudicante, scelta che non deve tuttavia essere intesa come possibilità di nascondere, ma come facoltà di individuare e contestualizzare la linea difensiva più opportuna sin dal primo momento, mediante l'offerta di documentazione esclusivamente inerente al contendere.
di Rita Duzioni
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